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ARTE - MAVI
(Angelo Ventimiglia e Isabella Filardi)


Il periodico Fame di Sud ha dato grande risalto all'iniziativa:
Federico Fellini e quel Sud misterioso pensato e mai raccontato sullo schermo.
 
dalla redazione di FdS:
"Per rendere omaggio al grande regista, nell’anno del suo Centenario, e a questo Sud che tanto ci sarebbe piaciuto vedere sullo schermo, vi proponiamo [...] nove suggestive tavole realizzate dall’artista Angelo Ventimiglia che, in una sorta di atipico e visionario storyboard, ha ambientato le corrispondenti scene nella sua Calabria, ideale emblema di quel Sud “antico e misterioso, vibrante di echi remoti” immaginato da Fellini."

Pubblichiamo qui l'articolo integrale di Fame di Sud, le Tavole del nostro Angelo Ventimiglia e il testo delle nove Tavole.
 

Fame di Sud - Federico Fellini
Tavola I.
Il dattiloscritto felliniano esordisce con un breve ritratto del primo dei protagonisti: “Un uomo a piedi scalzi, i capelli lunghi e sciolti alla nazarena sulle spalle entra in un piccolo paese dell’Italia Meridionale”. L’uomo si chiama Salvatore Incorpora (cognome diffuso tra Sicilia e sud della Calabria) e da circa cinque anni esercita da girovago il suo mestiere di guaritore, o almeno come tale si presenta alla gente che incontra lungo la sua strada. Non mancano riferimenti a tratti della sua personalità: “Il suo animo è uno strano impasto di scetticismo senza limiti e di sensualità faunesca”. Nella seguente tavola, Angelo Ventimiglia lo ha immaginato sullo sfondo di Pentedattilo, suggestivo borgo dell’estremo sud della Calabria.
Tavola II.
Il dattiloscritto descrive l’uomo come uno compie prodigi un po’ ovunque e, ogni volta, “guarisce, cade in estasi trasuda sangue”. A un certo punto lo vediamo infatti mentre “fra un’eccitazione mistica e pagana, entra nelle basse stanze senza luce, fissa sui malati due occhi magnetici e vivissimi, impone le mani, recitando a mezza voce preghiere miste a parole incomprensibili”. Qui la scena è immaginata da Ventimiglia presso il borgo di Roseto Capo Spulico, noto per il suo antico castello federiciano a picco sul mare.
Tavola III.
L’uomo, descritto come dotato “di sensualità faunesca” e capace di esercitare un ”potere sessuale ed elementare” finisce con attrarre irresistibilmente Regina Macallè, descritta come una ragazza lussuriosa, ossessionata dal sesso, ma anche dotata di poteri magici, tra cui la capacità di spostare gli oggetti con la forza del pensiero. Insieme si incamminano dunque lungo un Sud Italia “sempre più antico e misterioso, vibrante di echi remoti”, raggiungendo paesini tra i monti e accampamenti di pastori dai quali ascoltano storie di tesori nascosti, streghe e miracoli. “Ogni luogo genera un’avventura diversa”, si legge nel dattiloscritto, e nella tavola seguente ritroviamo i due protagonisti alle prese con una famiglia che Salvatore inganna nel tentativo di sedurne la bellissima figlia. Ventimiglia ha qui immaginato la scena nel paese arbëreshë di Lungro.
Tavola IV.
Poichè all’ingannatore presto o tardi tocca di essere ripagato con la stessa moneta, ecco Salvatore finire a un certo punto nella rete di un gruppo di giovinastri che lo chiudono in una tomba, con “beffa tragica, spietata che rischia di costargli la vita”. Intanto Regina “sente la voce di lui giungere di sottoterra, cavernosa e disperata, e quasi impazzisce per il terrore”. Ventimiglia ha immaginato la scena nell’antico e suggestivo insediamento rupestre di Zungri.
Tavola V.
L’attrazione fisica e la dipendenza psicologica da Salvatore non impediscono a Regina, in uno dei passaggi cruciali del racconto, di accorgersi che i prodigi di Salvatore sono in realtà una truffa. Lei scopre infatti i suoi trucchi, fatti di false pozioni colorate, finte reliquie, carte truccate. Allora sceglie astutamente di assecondarlo nel tentativo di saperne di più, ma rimane dell’idea che almeno qualcuno dei suoi prodigi sia autentico. In questo caso la ”visione” di Angelo Ventimiglia è fatta di oggetti e di simboli, tra cui il volto del noto cantautore crotonese Rino Gaetano, che in tante sue canzoni ‘smaschera’ e irride le farse e l’arroganza del Potere.
Tavola VI.
Regina è la protagonista di questa scena, che ha tutta l’aria di una visione dai potenziali sviluppi inquietanti. Scrivono Fellini e Pinelli: “Un giorno d’estate nell’ora meridiana, quando il sole brucia ogni cosa e sui campi deserti stanno immobili i buoi solenni come idoli antichi, Regina ritorna scarmigliata e accesa in volto da un convegno con un garzone di fattoria”. Si accorge allora di “una bambina che cammina compostamente ai margini del viottolo. Una bimba strana, vestita con abiti che portavano le bambine cent’anni fa”. In questo caso Ventimiglia ha immaginato la scena nelle assolate campagne di Cutro, ma nella tavola non mancano altre suggestioni calabre come la colonna greca di Capo Colonna (Crotone) e le bizzarre ceramiche di Seminara.
Tavola VII.
Un’altra scena vede Regina in viaggio su un treno lentissimo dal quale scorge “un uomo a cavallo che galoppa calmo a fianco del vagone. Porta un cappello piumato e strani abiti multicolori”. Una visione che Angelo Ventimiglia interpreta collocandola sull’altopiano della Sila, con Regina in viaggio sull’antico e lento treno a vapore di Camigliatello Silano.
Tavola VIII.
In questa scena il soprannaturale irrompe in modo plateale. È una sera di vento e pioggia e Regina sta tornando al casolare dove ha trovato rifugio con Salvatore, quando d’un tratto “una grande luce si accende sul ciglio della strada. Una signora vestita di bianco, alta due metri con una grande corona di lampadine multicolori intorno al capo, sta ritta a mezz’aria e le parla. Regina si sente tremare le gambe e cade in ginocchio nel fango”. E forse l’inizio di una crisi mistica? Stavolta l’ambientazione scelta da Angelo Ventimiglia è nel borgo di Rossano, antica patria di mistici bizantini.
Tavola IX.
Un destino di redenzione dalle sue travolgenti passioni terrene attende Regina sul finale di questo racconto riemerso dai sogni cinematografici di Fellini. Regina è scomparsa, travolta dalla visione della Vergine. Salvatore la cerca invano per mesi, quand’ecco una voce di strada rivelargli che quella ragazza bella e lasciva ha trovato rifugio nelle celle di un antico convento in cima a un monte, luogo che nel soggetto felliniano è descritto così: “Antico edificio, qualcosa di mezzo tra un crollante cascinale e un palazzotto feudale che nel pallido sole di dicembre sembra addormentato e deserto”. Ed è lì che Salvatore la vedrà per l’ultima volta. Gli si mostra come mai avrebbe immaginato di vederla, “insaccata in un abito grigio da conversa, i piedi nuotanti in grossi sandali, la testa quasi completamente rasata. Tutto in lei è trasformato: lo sguardo, la voce, il contegno. Salvatore la contempla sbigottito senza capire”. Sulla scia di Fellini, la penna di Angelo Ventimiglia conclude questo breve tour evocativo in Calabria collocando la scena nel Santuario della Madonna delle Armi, complesso medievale sorto su un antico sito monastico bizantino di Cerchiara di Calabria, alle pendici del monte Sellaro, nel Parco Nazionale del Pollino, a poca distanza dai luoghi che conobbero la grandezza di Sibari, emblema di città gaudente.
Interviste a Bevilacqua, Bellini, Mondella
“Dialoghi Contemporanei” – Allestimento permanente
Sale  del MaVI per la Giornata del Contemporaneo.
L'undici dicembre 2021, alle ore 17.00, nel centro di Villapiana (Cosenza), in Via Umberto I°, in occasione della Giornata del Contemporaneo promossa dall'AMACI (Associazione dei musei d'arte contemporanea italiani), è stato presentato "Dialoghi Contemporanei" (purtroppo solo on-line, a causa del Covid19), l'allestimento permanente delle sale del MAVI (Museo Identitario di Villapiana) a cura del direttore Angelo Ventimiglia e dell'Associazione Villapiana Borgo Attivo. La mostra, composta da installazioni, fotografie e opere pittoriche, pone al centro dell'attenzione l'uomo, il suo habitat e il paesaggio, interrogandosi - attraverso l'arte e le relazioni tra forme e colori - sui fragili equilibri che hanno governato la nostra presenza su questo pianeta. A fianco la Galleria delle opere in mostra.
Domenica 18 giugno 2023 è stata registrata sul Lungomare di Villapiana Lido una puntata di Terra Mia, programma a cura di Franco Laratta del canale televisivo regionale La C. Il programma si occupa di promuovere i territori e le realtà della nostra regione con interviste mirate ai soggetti imprenditoriali e culturali attivi. La puntata dal titolo L’Incanto dell’Alto Ionio è stata trasmessa domenica 25, e può essere vista sul canale La CPlay. Molte le presenze del territorio; qui postiamo le interviste a Maria Antonia Bevilacqua (Le Nobil Dame), Oreste Bellini (Villapiana Borgo Attivo e MAVI) e Maria Addolorata Mondella, soprano.
 
Antonio Bria
Galleria Mostra Dialoghi Contemporanei - MaVI
Il colore, e la sua percezione, è uno tra gli elementi attraverso il quale osserviamo e distinguiamo il mondo, di fatti il nostro cervello capta il colore qualche frazione di secondo prima della forma.  In passato la ricerca del colore ha spinto l’uomo a estrarre i pigmenti da rocce, piante ed insetti, ricavando tutto dalla terra benefica, per poi poter riprodurre paesaggi, animali, dare forma ai nostri spiriti, alla nostra anime, terra che diventa uomo, fiore che diventa luci del cosmo, l’arte stessa diventa una Crisalide che trasforma materiali in nuove geometrie e sfumature, cosi come la madre terra in un continuo metamorfismo.
Un mix di opere immerge il visitatore in una nuova dimensione estetica tra nebbie e trasparenze, nuovi spazi e nuovi linguaggi per coinvolgere la mente ai cambiamenti che stesso l’essere umano, attraverso il suo intenso lavoro, sta dando forma al mondo (nuovo mondo) e ai luoghi che abitiamo. convertiamo boschi in terreni agricoli per abbandonarne altri in cui si svolgevano le medesime attività, svuotando borghi paesi e lentamente le civiltà.
Galleria Foto di Nicola Barbati - Mostra Dialoghi Contemporanei


Siamo coinvolti tutti come ci suggerisce il fotografo Emanuele Santoro (Foto - Tutti, 2012) “Senza logica e proporzione, nel flusso di vita che scorre, trova posto un miscuglio eterogeneo di vite intrecciate in un ordito fitto. Volti che si mescolano e si ripetono, identità in una calca indistinta, ne siamo parte tutti insieme, ma siamo anche soli al suo interno. Non è definibile un giusto momento mentre tutto scorre, ma è nel suo insieme, nel suo moto costante, perpetuo e vivo di un rosso cremisi pulsante, che ogni identità trova modo e spazio per esistere. Senza logica e proporzione, tutto nel Chaos estremamente preciso.
Obiettivo del progetto è quello di tenere vigile, anche attraverso i linguaggi dell'arte, l'attenzione sulle tematiche ambientali, affinché la catastrofe che incombe non sia solo un brutto rumore di fondo a cui rischiamo di abituarci passivamente.

Artisti in mostra: Emanuele Santoro, Luca Piscitelli, Antonio Conte, Massimiliano Rovitti, Ahmed Abualrob, Giovanni Cataldi, Maria Grazia Giglio ed Angelo Ventimiglia.

Armin Linke per la Diciassettesima Giornata del Contemporaneo, Jurong Bird Park, Singapore, 1999 – 2021
Angelo Ventimiglia: il Tempo che fu della Bellezza
Associazione Villapiana Borgo Attivo
via Umberto I - 87076 Villapiana (CS)
vibattivo@gmail.com
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