Ha introdotto e condotto Oreste Bellini (Presidente di Villapiana Borgo Attivo), che ha stimolato la discussione con alcune sue argomentazioni tra le quali quella sulla “paura della morte”, insita nell’uomo come esperienza primordiale, come lascito dell’esperienza spermatozoica, come lotta per la vita, ma non realizzata nella vita successiva.
Leonardo Diodato si è soffermato sui concetti di convivenza e collaborazione, sul senso dell’altruismo poco diffuso nel mondo odierno. Diodato ha fatto poi un escursus sullo stato delle guerre attuali e su come in realtà non ne venga tenuto conto nella comunicazione, poco attenta a questi fenomeni distruttivi; così come non viene data abbastanza importanza alla fame nel mondo e all’emergenza climatica, o alla questione migratoria; i governi dovrebbero essere concentrati su questo e invece finanziano l’industria delle armi. La domanda è allora, perché avviene tutto questo e come possiamo porvi rimedio.
Giuseppe Costantino, ha concentrato il suo intervento sul come sia stata e sia ancora possibile la guerra, nonostante la cultura e il progresso, in Europa e nel mondo intero. O ribaltando la domanda, come può la cultura evitare guerre e distruzione. Ricordando Vittorini, allude quindi al concetto di taboo, nel quale dovremmo far ricadere la guerra per eliminarla. Costantino si è soffermato ancora sui concetti di uomo e umanità, di sacralità.
Gianni Mazzei ha ricordato ai presenti come sia importante dare importanza anche alle relazioni tra gli umani ad ogni livello – ognuno anche nel suo piccolo mondo, il piccolo paese – dando lo spazio adeguato all’ascolto e al riconoscimento e conseguentemente al rispetto dell’altro. C’è bisogno quindi di senso del dovere e di coraggio per agire un cambiamento vero, in qualsiasi modo si sceglie di vivere la propria vita, per esempio sia restando (restare) che andando (andare).
Antonio Bria ha ripreso – tentando una breve sintesi – parte degli interventi attraverso la scrittura su lavagna di alcune parole chiave: Perché? Come? Paura, Taboo, Rispetto. Dopo la proiezione di un brevissimo filmato (finale di Full Metal Jacket: un reparto di marines che procede nella distruzione, cantando l’inno del Club di Topolino) e il richiamo alla grande contraddizione che vede anche un amore smisurato da parte del genere umano per la distruzione e la guerra, lancia anche un elemento di positività ponendo come esempio la costruzione dell’Unione Europea: luogo fisico dove la guerra non è più possibile, forse è già taboo.
Tra il pubblico da segnalare gli interventi di Franco Gatto, con un taglio sociologico sulla bellezza e la guerra in termini relativistici; e di Rino Tirotta sul trascendente e le possibilità del suo raggiungimento da parte dell’uomo, come mezzo ed esperienza di superamento delle bruttezze terrene.
Antonio Bria
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